venerdì 25 marzo 2016

Veglia Pasquale (26 marzo 2016)

Proponiamo una riflessione di Mons Cesare Pasini sulle letture del Rito Ambrosiano (Gen 1,1-2,3a - Gen 22,1-19 - Es 12,1-11 - Es 13,18b-14,8 - Is 54,17c-55,11 - Is 1,16-19 - At 2,22-28 - Rm 1,1-7 - Mt 28,1-7) della Veglia Pasquale.

Il giovedì santo nel Getsemani Gesù aveva chiesto ai discepoli:
«Vegliate e pregate, per non entrare in tentazione».
Ora, nel Preconio, abbia sentito l’invito:
«Questa notte dobbiamo attendere in preghiera
che il nostro Salvatore risorga»,
con le fiaccole accese come le vergini prudenti.
Sempre vegliare, con la sorpresa della sua presenza: è vivo.

Vedevi la porta chiudersi: era una prova.
Attendi il Signore risorto: lui apre la porta e viene, è vivo!

Nell’episodio del sacrificio di Isacco, la prova era stata grande,
ma poi la vita fu garantita dalla sospensione del sacrificio.
Guardi Gesù e sai che il sacrificio non è stato sospeso.
Ecco perché lo cerchi contraddistinto dalle ferite dell’amore:
«So che cercate Gesù, il crocifisso», dice infatti l’angelo.
E continua: «È risorto come aveva detto».
Quindi il sacrificio non è stato sospeso, ma accolto,
e riconosciamo la vittoria dell’amore, la vittoria della vita.

Da quel giorno continua la ricerca: cercare Dio presente, vivo,
cercare le ferite dell’amore nella luminosità del risorto.
Gesù risorge il primo giorno della settimana,
quando si rinnova il primo giorno della creazione (I lettura),
quando «Dio disse: “sia la luce!”. E la luce fu: giorno primo».
La luce è ora nell’angelo: «Il suo aspetto era come folgore,
e il suo vestito bianco come neve».
Le guardie spaventate, «furono scosse e rimasero come morte»,
perché avevano avuto il compito di «rendere sicura la tomba»,
sigillando la pietra (Mt 27,66): dovevano garantire la morte,
come dice l’antifona (Ufficio delle letture, venerdì nell’ottava):
O sprovveduti militi! Custodivate un sepolcro e avete perso il Re;
vigilavate una lastra tombale e vi è sfuggita la pietra di giustizia.
Invece le donne non devono aver paura,
perché non smettono di cercare Gesù,
da quando Giuseppe d’Arimatea ha offerto
il proprio sepolcro per Gesù,
e le donne erano rimaste lì: «Lì, sedute di fronte alla tomba,
c’erano Maria di Màgdala e l’altra Maria» (Mt 27,61).
Anche la pietra cambia funzione:
doveva ostruire il passaggio e nascondere la morte,
è diventata sostegno comodo per l’angelo che vi siede sopra,
e, con un po’ di fantasia, come ricorda il salmo dopo la I lettura,
ora la pietra che regge la costruzione è il Cristo vivente
(e la casa costruita sulla Roccia non teme intemperie!).

Tutto nuovo, «bianco come neve».
L’aveva preannunciato Isaia (VI lettura):
«Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto,
diventeranno bianchi come neve»: è il segno del battesimo!
La luce della creazione era tornata nel mondo con Gesù,
perché era venuta la stella e lui è il Sole di giustizia (Ml 3,20);
poi, nella trasfigurazione, «il suo volto brillò come il sole
e le sue vesti divennero candide come la luce» (Mt 17,2);
ora brillano di luce nuova i battezzati
a cui sono rimesse le colpe.
E c’è anche da mangiare:
mangiare la carne dell’agnello pasquale (III lettura)
e mangiare al banchetto dell’«alleanza eterna»,
di cui parla Isaia (V lettura):
il banchetto pasquale dell’eucaristia.

C’è proprio tutto... Ma non dobbiamo dimenticare
che Dio stabilisce l’alleanza eterna per tutti:
«Tu chiamerai gente che non conoscevi;
accorreranno a te nazioni che non ti conoscevano» (V lettura).
È la chiamata che riceve san Paolo, ma non solo lui (Epistola):
«Per mezzo di Gesù Cristo
abbiamo ricevuto la grazia di essere apostoli,
per suscitare l’obbedienza della fede in tutte le genti,
a gloria del suo nome, e tra queste siete anche voi».
L’angelo pieno di luce è l’angelo che annuncia
e invita le donne ad andare: «Presto, andate!».
Non è la fretta di chi è precipitoso e agitato,
ma la fretta di chi deve partire per una chiamata.
E si mangia la Pasqua «con i fianchi cinti, i sandali ai piedi,
il bastone in mano; lo mangerete in fretta.
È la Pasqua del Signore!» (III lettura).
L’immagine è molto bella e ci fa pensare all’eucaristia:
quando celebri l’eucaristia,
hai in cuore la fretta di uscire, per dire il Risorto
e recare la luce del Risorto nella tua vita, «bianchi come neve».