giovedì 12 aprile 2018

I Vescovi della Lombardia e la «Amoris Laetitia»: la bellezza dell'amore in famiglia

I vescovi della Conferenza episcopale lombarda hanno mandato ai sacerdoti, ai fedeli e alle comunità cristiane della Lombardia una lettera dal titolo “Camminiamo, famiglie!”. Il testo recepisce le indicazioni e le riflessioni dell’Esortazione apostolica Amoris Laetitia, scritta da papa Francesco dopo i Sinodi sulla famiglia, intendendo «valorizzare le riflessioni e le esperienze diffuse» e «offrire chiarezza e ulteriore slancio al quotidiano impegno pastorale di tutti noi». La Lettera prende titolo proprio dall’invito con cui il Santo Padre conclude l’esortazione.

Per i vescovi lombardi, Amoris laetitia è «un documento ricchissimo, che il Papa stesso raccomanda di non accostare frettolosamente. Richiede di essere letta e studiata per intero, con pazienza, per comprenderla nelle sue intenzioni e accoglierla nei suoi contenuti e metodi. (…) Ripropone l’insegnamento della Chiesa su matrimonio e famiglia, dilatando gli orizzonti spirituali e pastorali del grande tema dell’amore, entra nel concreto delle vicende familiari ed educative, si incarna nell’esigenza di preparazione e accompagnamento, nelle diverse fasi della vita, specie a fronte di diffusa fragilità».

«Durante i Sinodi e dopo la pubblicazione di Amoris Laetitia l’attenzione dei mass-media si è concentrata soprattutto sulla problematica legata alle situazioni familiari difficili o complesse (convivenze, matrimoni solo civili, separazioni, divorzi, nuove unioni). Certamente la complessità di queste situazioni è oggi più accentuata rispetto al passato, e ci impone di non attardarci in silenzi inoperosi», riconoscono i vescovi lombardi. «La strada che come Chiesa vogliamo continuare a percorrere è quella della bellezza dell’amore vissuto in famiglia, pur nella consapevolezza delle difficoltà e fragilità presenti oggi, di fronte alle quali solo la luce della verità e la medicina della misericordia possono, insieme, dare sollievo e forza», si ribadisce nella lettera.

Proprio rispetto all’accompagnamento pastorale di tali situazioni di debolezza, i vescovi lombardi sottolineano che «affinare l’arte del discernimento, confidando nella grazia e nella Chiesa, significa non ridurre mai la questione a un Sì o un No immediati, e tanto meno generali, per offrire piuttosto concrete opportunità di crescita nella fede, di verifica attenta della vicenda esistenziale, di cammino verso l’esperienza piena della vita in Cristo».

Nel documento si chiarisce che «non muta l’insegnamento morale della Chiesa, riguardo il rapporto tra gravità oggettiva di un male e la sua effettiva imputabilità alla coscienza della persona, nella concretezza del suo divenire. Ci viene chiesto di essere più pastori e padri, educatori e fratelli, nel condividere con gli uomini e le donne del nostro tempo la fatica dell’essere cristiani oggi». «Incoraggiati a un responsabile discernimento personale e pastorale dei casi particolari, i presbiteri devono aiutare a compiere un serio esame di coscienza, tramite momenti di riflessione e di pentimento, riguardo i propri comportamenti e le loro conseguenze sugli altri», si legge.
Infine anche una proposta: «Facendo tesoro di quanto disposto, riteniamo opportuno che, in ogni diocesi, il ministero ordinario di parroci e sacerdoti, e il servizio degli operatori pastorali, sia affiancato da un servizio diocesano, sussidiario e permanente, cui ci si possa rivolgere per avere orientamenti e aiuto, in modo da rispondere adeguatamente e non superficialmente alle esigenze di un discernimento, cui non sono estranei delicati aspetti umani e spirituali, sacramentali e canonici». La lettera circoscrive l’ambito entro il quale tale servizio dovrà operare: «Riguardo l’eventuale superamento delle diverse forme di esclusione attualmente praticate in ambito liturgico, pastorale, educativo e istituzionale per divorziati risposati, precisiamo che si tratta di materia attualmente regolata da norme a carattere nazionale e dal Codice di Diritto Canonico.