Per riunire insieme i
figli di Dio che erano dispersi
1. La
direzione sbagliata.
Sì,
abbiamo fatto un lungo cammino; sì, abbiamo compiuto molti progressi; sì, siamo
andati molto lontani nella direzione di garantirci la sicurezza nella nostra
solitudine, abbiamo corazzato le porte, cancellato i nomi dai campanelli dei
condomini, resi irriconoscibili i numeri dei nostri telefoni. Abbiamo creato le
condizioni favorevoli per rivendicare il nostro diritto all’individualismo, per
fare e pensare quello che ciascuno vuole, pronti a difendere con suscettibilità
intrattabile chi si permettesse di esprimere una valutazione: “Guai a chi mi
dice: questo è giusto, questo è sbagliato. Se io penso o faccio così, chi sei
tu per permetterti di dirmi qualche cosa?”. Abbiamo molti mezzi per rendere
interessante il nostro isolamento, possiamo collegarci con il mondo intero e
curiosare nella vita di tutti, senza uscire di casa, senza stringere una mano,
senza coinvolgerci in nessuna responsabilità.
Abbiamo
messo in atto molte cautele per evitare legami stabili, per sottrarci a
responsabilità irrevocabili, costruendo legami affettivi precari, rivendicando
la possibilità di infrangere le promesse e poter tornare a una vita solitaria
anche dopo aver promesso amore eterno.
Sì,
abbiamo fatto un lungo cammino nella direzione una condizione di solitudine,
una mentalità individualistica, un isolamento disimpegnato, una pratica degli
affetti ritrattabili.
Siamo
andati molto lontani in questa direzione, ma ora sappiamo che è una direzione
sbagliata.