venerdì 27 ottobre 2017

Il saluto di Papa Francesco ai partecipanti alla 48^ Settimana sociale dei Cattolici italiani

Ha preso il via ieri pomeriggio a Cagliari la 48ma Settimana sociale dei Cattolici italiani. Al centro dei lavori, che vede impegnati 80 vescovi, oltre un centinaio di sacerdoti e 1200 delegati da tutte le diocesi italiane, il tema «Il lavoro che vogliamo: libero, creativo, partecipativo e solidale», «così - ha detto papa Francesco nel videomessaggio indirizzato ai partecipanti - come l'Esortazione apostolica Evangelii gaudium ho voluto definire il lavoro umano».


Nel messaggio il Santo Padre ha sottolineato alcuni punti particolarmente apprezzati dalla platea. 
«Senza lavoro – ha detto il Papa – non c’è dignità»: lo ripeto spesso, ricordo proprio a Cagliari nel 2013, e lo scorso maggio a Genova. Ma non tutti i lavori sono “lavori degni”. Ci sono lavori che umiliano la dignità delle persone, quelli che nutrono le guerre con la costruzione di armi, che svendono il valore del corpo con il traffico della prostituzione e che sfruttano i minori. Offendono la dignità del lavoratore anche il lavoro in nero, quello gestito dal caporalato, i lavori che discriminano la donna e non includono chi porta una disabilità».
Dal caporalato al lavoro precario il Papa ha proseguito nella sua denuncia. «Anche il lavoro precario – ha sottolineato – è una ferita aperta per molti lavoratori, che vivono nel timore di perdere la propria occupazione. Io ho sentito tante volte questa angoscia: l’angoscia di poter perdere la propria occupazione; l’angoscia di quella persona che ha un lavoro da settembre a giugno e non sa se lo avrà nel prossimo settembre. Precarietà totale. Questo è immorale. Questo uccide: uccide la dignità, uccide la salute, uccide la famiglia, uccide la società. Il lavoro in nero e il lavoro precario uccidono. Rimane poi la preoccupazione per i lavori pericolosi e malsani, che ogni anno causano in Italia centinaia di morti e di invalidi».