martedì 12 maggio 2015

Per ricordare don Raffaello


Carissimi,
in questi giorni è mancato don Raffaello, un sacerdote con cui ho collaborato alcuni anni a Sesto San Giovanni. Nella sua parrocchia hanno riproposto un suo scritto, che aveva composto in occasione dei suoi cinquant'anni di Messa. Vi aveva riassunto, quasi un testamento spirituale, tanti suoi pensieri e convinzioni. 
Desidero condividere con voi qualche passo di quel testo.


Il primo è sulla Sacra Scrittura: «La Sacra Scrittura è un regalo che il Signore ci ha fatto e che ha deposto sulle mani e nel cuore di ogni credente. Io ho accettato che questo tesoro andasse offerto, colto,
capito, apprezzato. E' un tesoro che non si esaurisce, che aumenta a dismisura, ma è umile, piccolo, è un "seme" che costruisce un popolo, dice Gesù» (sant'Ambrogio e tanti autori antichi dicevano che noi dobbiamo ruminare la Parola: la mastichi e la rimastichi, e la Parola non smette di donarti sapori e sostanze adeguate per la Vita).

Un punto sulla preghiera: «La preghiera è fondamentale, ma è difficile. Si prega, ma prima di tutto per chiedere lo Spirito, poiché non si tratta di far trovare soluzioni a Dio, ma di aprire i nostri occhi sulle realtà, di cercare con intelligenza, di avere la forza, di coinvolgersi con altri nella soluzione. Senza lo Spirito la vita è carne che muore». E' vero: invocando lo Spirito Santo, viene la luce. 
San Paolo dice che «noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito di Dio per conoscere ciò che Dio ci ha donato» (1Cor 2,12).
Quando accogliamo la luce dello Spirito, la vita non è più "carne che muore", ma Provvidenza che traccia un cammino sicuro!

Vorrei aggiungere ancora due punti (il testo da cui copio ne comprende ben diciannove!).

Un punto sulla legalità, perché mi sembra così (sempre) attuale: «Uno dei problemi più difficili da affrontare è l'educarsi alla legge e al rispetto dei diritti degli altri. Ubbidire alla legge, spesso, è considerato segno di debolezza, contraddizione alla creatività, soggezione e stupidità. Disubbidire alla legge fa parte di una specie di concorso nazionale. E chi si fa scoprire non capisce di aver fatto
male. Pensa solo di essere stato ingenuo o poco furbo. Doveva osare di più». 
Non c'è bisogno di commento.

Ultimo punto, la paura: «Credo di aver capito che il male più grande non è la cattiveria, per noi mortali almeno (per il diavolo molto probabilmente è altro), ma la paura. Dalla paura nascono diffidenze, ghetti, razzismi, volontà di sopraffazione, guerre e disscrazione di ogni valore. "Non abbiate paura", diceva Gesù». Verissimo: non esistono santi paurosi; esistono santi umili, anzi lo devono essere tutti. Gli umili sono resi liberi dal Signore e così possono affrontare senza sciocche paure gli spazi ampi della vita (e anche le prove di ogni genere).

Buona domenica a tutti (con l'invito a invocare gli uni per gli altri
lo Spirito che dà Vita),
don Cesare
-- 
Cesare Pasini
Prefetto
Biblioteca Apostolica Vaticana