Jusepe De Ribera, Immacolata Concezione, XVII sec., Museo del Prado, Madrid |
Meditazione sviluppata da mons. Cesare Pasini al Monastero delle Romite ambrosiane Sacro Monte di Varese sulle letture del giorno (Letture: Gen 3,9a.11b-15.20 - Sal 86 - Ef 1,3-6.11-12 - Lc 1,26b-28)
Maria,
piena di grazia: “graziata” e “graziosa”.
Tutta
la grazia che la rende “figlia di Dio” dal suo inizio
e
che la rende adorna e bella dei doni di Dio.
Grazia
è lo Spirito Santo per Maria.
L’Immacolata
Concezione e l’Incarnazione
sono
dono dello Spirito Santo che «scenderà su di te» e
così «la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra».
E
da quegli inizi lo Spirito Santo è presente e opera: se
l’Avvento ci ricorda che Gesù vuole nascere e abitare in noi, è
lo Spirito Santo, dono del Battesimo, che
lo compie in noi, rendendoci figli di Dio, amati e salvati, se
l’Avvento ci ricorda che Gesù viene alla fine dei tempi a
iniziare in noi e nel mondo la nuova vita di risorti, è
per l’azione dello Spirito che riceviamo un corpo spirituale, animato
dallo Spirito Santo che “è Signore e dà la vita”.
E
Maria, figlia fedele e assunta al cielo col suo corpo glorificato, compie
in sé l’arco di questa grazia dello Spirito Santo.
E
ci accompagna invocando su di noi lo Spirito che rinnova, che
purifica e salva, che guida e sostiene, che opera e dimora.
Del
resto lo Spirito Santo è fecondità, è vita: nelle
lingue semitiche (dall’ebraico al siriaco, mi pare all’arabo) spirito
(ruah, ruho, ruhu) è
sostantivo femminile.
Fecondità,
vita, unità, fantasia...
Nell’omelia
fatta di sabato 29 novembre nella
cattedrale cattolica dello Spirito Santo a Istanbul, papa
Francesco ha parlato di questo dono dello Spirito per
spiegare l’unità della Chiesa; ma
insieme ha detto pensieri che
ci aiutano in questa celebrazione.
Ascoltando
questo brano, pensiamo
a Maria, piena di grazia e di Spirito Santo,
e
alla novità, fecondità e vita, che inizia e opera in lei; ascoltando
questo brano,
pensiamo
a questo luogo, a chi vi abita e
alla fecondità dello Spirito Santo che “qui” dà vita.
«Lo
Spirito Santo è l’anima della Chiesa. Egli dà la vita, suscita
i differenti carismi che arricchiscono il popolo di Dio e,
soprattutto, crea l’unità tra i credenti:
di
molti fa un corpo solo, il corpo di Cristo.
Tutta
la vita e la missione della Chiesa dipendono
dallo Spirito Santo; Lui realizza ogni cosa.
“Nessuno
può dire: ‘Gesù è Signore!’, se
non sotto l’azione dello Spirito Santo” (1 Cor 12,3b).
Quando
noi preghiamo, è
perché lo Spirito Santo suscita in noi la preghiera nel cuore.
Quando
spezziamo il cerchio del nostro egoismo, usciamo
da noi stessi e ci accostiamo agli altri per
incontrarli, ascoltarli, aiutarli, è
lo Spirito di Dio che ci ha spinti.
Quando
scopriamo in noi una sconosciuta capacità di
perdonare, di amare chi non ci vuole bene, è
lo Spirito che ci ha afferrati.
Quando
andiamo oltre le parole di convenienza e
ci rivolgiamo ai fratelli con quella tenerezza che
riscalda il cuore, siamo
stati certamente toccati dallo Spirito Santo.
È
vero, lo Spirito Santo suscita i differenti carismi nella Chiesa; apparentemente,
questo sembra creare disordine, ma
in realtà, sotto la sua guida, costituisce
un’immensa ricchezza,
perché
lo Spirito Santo è lo Spirito di unità, che
non significa uniformità.
Solo
lo Spirito Santo può suscitare la diversità, la molteplicità e,
nello stesso tempo, operare l’unità.
Quando
siamo noi a voler fare la diversità e
ci chiudiamo nei nostri particolarismi ed esclusivismi, portiamo
la divisione; e
quando siamo noi a voler fare l’unità secondo
i nostri disegni umani, finiamo
per portare l’uniformità e l’omologazione.
Se
invece ci lasciamo guidare dallo Spirito, la
ricchezza, la varietà, la diversità non diventano mai conflitto, perché
Egli ci spinge a vivere la varietà nella
comunione della Chiesa.
La
Chiesa si mostra fedele allo Spirito Santo anche quando
lascia da parte la tentazione di guardare sé stessa. E
noi cristiani diventiamo autentici discepoli missionari, capaci
di interpellare le coscienze, se
abbandoniamo uno stile difensivo per
lasciarci condurre dallo Spirito.
Egli
è freschezza, fantasia, novità.
Le
nostre difese possono manifestarsi con
l’arroccamento eccessivo sulle nostre idee,
sulle
nostre forze — ma così scivoliamo nel pelagianesimo —, oppure
con un atteggiamento di ambizione e di vanità.
Questi
meccanismi difensivi ci impediscono di
comprendere veramente gli altri
e
di aprirci ad un dialogo sincero con loro.
Ma
la Chiesa, scaturita dalla Pentecoste, riceve
in consegna il fuoco dello Spirito Santo,
che
non riempie tanto la mente di idee, ma incendia il cuore; è
investita dal vento dello Spirito che non trasmette un potere, ma
abilita ad un servizio di amore, un
linguaggio che ciascuno è in grado di comprendere».
Incendia
il cuore
e un servizio di amore:
la
grazia dello Spirito Santo che attraversa la vita di Maria, dall’inizio
alla fine;
il
dono fatto alla comunità dei credenti, alla Chiesa, perché
impari a lasciarsi condurre dallo Spirito di Dio, come
la prima “credente e obbediente”, Maria; il
dono fatto a questa comunità (e
a chi oggi ricorda in particolare il suo “Amen” a Dio) in
cui non smettiamo di cogliere il dono dello Spirito Santo: fuoco
dello Spirito Santo che incendia il cuore
e
vento dello Spirito che si esprime in un servizio di amore.
Ringraziamo
lo Spirito Santo, ringrazia Maria, ringraziamo
anche tutte voi.