lunedì 8 dicembre 2014

Immacolata Concezione della B.V. Maria (8 dicembre 2014) riflessione di mons. Cesare Pasini, Prefetto Biblioteca Vaticana

Jusepe De Ribera, Immacolata Concezione,
XVII sec., Museo del Prado, Madrid
Meditazione sviluppata da mons. Cesare Pasini al Monastero delle Romite ambrosiane Sacro Monte di Varese sulle letture del giorno (Letture: Gen 3,9a.11b-15.20 - Sal 86 - Ef 1,3-6.11-12 - Lc 1,26b-28)

Maria, piena di grazia: “graziata” e “graziosa”.
Tutta la grazia che la rende “figlia di Dio” dal suo inizio
e che la rende adorna e bella dei doni di Dio.
Grazia è lo Spirito Santo per Maria.
L’Immacolata Concezione e l’Incarnazione
sono dono dello Spirito Santo che «scenderà su di te» e così «la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra». 
E da quegli inizi lo Spirito Santo è presente e opera: se l’Avvento ci ricorda che Gesù vuole nascere e abitare in noi, è lo Spirito Santo, dono del Battesimo, che lo compie in noi, rendendoci figli di Dio, amati e salvati, se l’Avvento ci ricorda che Gesù viene alla fine dei tempi a iniziare in noi e nel mondo la nuova vita di risorti, è per l’azione dello Spirito che riceviamo un corpo spirituale, animato dallo Spirito Santo che “è Signore e dà la vita”.

E Maria, figlia fedele e assunta al cielo col suo corpo glorificato, compie in sé l’arco di questa grazia dello Spirito Santo.
E ci accompagna invocando su di noi lo Spirito che rinnova, che purifica e salva, che guida e sostiene, che opera e dimora.
Del resto lo Spirito Santo è fecondità, è vita: nelle lingue semitiche (dall’ebraico al siriaco, mi pare all’arabo) spirito (ruah, ruho, ruhu) è sostantivo femminile.
Fecondità, vita, unità, fantasia...

Nell’omelia fatta di sabato 29 novembre nella cattedrale cattolica dello Spirito Santo a Istanbul, papa Francesco ha parlato di questo dono dello Spirito per spiegare l’unità della Chiesa; ma insieme ha detto pensieri che ci aiutano in questa celebrazione.
Ascoltando questo brano, pensiamo a Maria, piena di grazia e di Spirito Santo,
e alla novità, fecondità e vita, che inizia e opera in lei; ascoltando questo brano,
pensiamo a questo luogo, a chi vi abita e alla fecondità dello Spirito Santo che “qui” dà vita.
«Lo Spirito Santo è l’anima della Chiesa. Egli dà la vita, suscita i differenti carismi che arricchiscono il popolo di Dio e, soprattutto, crea l’unità tra i credenti:
di molti fa un corpo solo, il corpo di Cristo.

Tutta la vita e la missione della Chiesa dipendono dallo Spirito Santo; Lui realizza ogni cosa.
“Nessuno può dire: ‘Gesù è Signore!’, se non sotto l’azione dello Spirito Santo” (1 Cor 12,3b).
Quando noi preghiamo, è perché lo Spirito Santo suscita in noi la preghiera nel cuore.

Quando spezziamo il cerchio del nostro egoismo, usciamo da noi stessi e ci accostiamo agli altri per incontrarli, ascoltarli, aiutarli, è lo Spirito di Dio che ci ha spinti.
Quando scopriamo in noi una sconosciuta capacità di perdonare, di amare chi non ci vuole bene, è lo Spirito che ci ha afferrati.
Quando andiamo oltre le parole di convenienza e ci rivolgiamo ai fratelli con quella tenerezza che riscalda il cuore, siamo stati certamente toccati dallo Spirito Santo.
È vero, lo Spirito Santo suscita i differenti carismi nella Chiesa; apparentemente, questo sembra creare disordine, ma in realtà, sotto la sua guida, costituisce un’immensa ricchezza,
perché lo Spirito Santo è lo Spirito di unità, che non significa uniformità.

Solo lo Spirito Santo può suscitare la diversità, la molteplicità e, nello stesso tempo, operare l’unità.
Quando siamo noi a voler fare la diversità e ci chiudiamo nei nostri particolarismi ed esclusivismi, portiamo la divisione; e quando siamo noi a voler fare l’unità secondo i nostri disegni umani, finiamo per portare l’uniformità e l’omologazione.

Se invece ci lasciamo guidare dallo Spirito, la ricchezza, la varietà, la diversità non diventano mai conflitto, perché Egli ci spinge a vivere la varietà nella comunione della Chiesa.

La Chiesa si mostra fedele allo Spirito Santo anche quando lascia da parte la tentazione di guardare sé stessa. E noi cristiani diventiamo autentici discepoli missionari, capaci di interpellare le coscienze, se abbandoniamo uno stile difensivo per lasciarci condurre dallo Spirito.

Egli è freschezza, fantasia, novità.
Le nostre difese possono manifestarsi con l’arroccamento eccessivo sulle nostre idee,
sulle nostre forze — ma così scivoliamo nel pelagianesimo —, oppure con un atteggiamento di ambizione e di vanità.

Questi meccanismi difensivi ci impediscono di comprendere veramente gli altri
e di aprirci ad un dialogo sincero con loro.
Ma la Chiesa, scaturita dalla Pentecoste, riceve in consegna il fuoco dello Spirito Santo,
che non riempie tanto la mente di idee, ma incendia il cuore; è investita dal vento dello Spirito che non trasmette un potere, ma abilita ad un servizio di amore, un linguaggio che ciascuno è in grado di comprendere».

Incendia il cuore e un servizio di amore:
la grazia dello Spirito Santo che attraversa la vita di Maria, dall’inizio alla fine;
il dono fatto alla comunità dei credenti, alla Chiesa, perché impari a lasciarsi condurre dallo Spirito di Dio, come la prima “credente e obbediente”, Maria; il dono fatto a questa comunità (e a chi oggi ricorda in particolare il suo “Amen” a Dio) in cui non smettiamo di cogliere il dono dello Spirito Santo: fuoco dello Spirito Santo che incendia il cuore
e vento dello Spirito che si esprime in un servizio di amore.

Ringraziamo lo Spirito Santo, ringrazia Maria, ringraziamo anche tutte voi.